venerdì 7 giugno 2019

Road to Sulle note del tuo libro - 4

Ultimo appuntamento con Sulle note del tuo libro, la Fiera dell'Editoria che si svolge domani, dalle 10.30, presso la Biblioteca Laurentina.

Andiamo a scoprire gli autori partecipanti e cominciamo con il presentare Paris in love di Monica Gelli, pubblicato per Darcy Edizioni (free NdR).


Biografia: Monica Gelli è nata nel 1972 a Roma, dove ha sempre vissuto e ancora vive con il marito e i suoi due splendidi bambini. Dopo la laurea in giurisprudenza è diventata pubblicista, ma poi ha optato per la carriera legale, conseguendo il titolo di avvocato, professione che ancora oggi svolge con amore perché le permette di scrivere. La scrittura è la sua principale passione e dopo avere scritto alcuni racconti, grazie all’incontro sul suo cammino di fantastiche persone, è giunta a pubblicare il suo primo romanzo “Paris in love” edito da Darcy Edizioni. Ha la passione per il giardino (meno l’orto), per il cucito praticato senza averne cognizione, per l’arredo shabby chic, che l’ha indotta ad usare la chalk paint bianca dappertutto nella sua ormai monocromatica casa, adora la musica e i film degli anni ’60.

Trama: “Paris in love” è un romanzo d’amore, nostalgico ed ironico. Olivia, giovane avvocato romano dall’indole amichevole e solare, riceve in eredità dalla sua amata zia Flaminia una casa a Montmartre, di cui ignorava l’esistenza. Sull’aereo per Parigi incontra Alberto, un imprenditore schivo e solitario e molto affascinante, il quale, suo malgrado, si lascerà travolgere dalla strana caccia agli indizi della ragazza. Dopo i primi battibecchi e per un gioco di coincidenze i due trascorrono molto tempo insieme e si trovano a condividere un mistero legato al lascito di Flaminia. Tra Alberto ed Olivia si instaura un rapporto complicato fatto di amicizia, gelosia, affetto, complicità, perché entrambi custodi del segreto di Flaminia, e alla fine passione, sentimento questo comunque soffocato, perché Alberto è deciso a sposare Sophie, la sua fidanzata francese. Finita la bella vacanza parigina, Olivia torna a Roma e alla vita di tutti i giorni, nella quale si riaffaccia Giovanni pentito di avere mesi prima lasciato andare la ragazza, la quale però non prova più per il suo ex gli stessi sentimenti di un tempo. Le esperienze vissute a Parigi e la magia del passato saranno in grado di mutare la sorte di Alberto e Olivia?


Il secondo autore di oggi è Paolo Arigotti, con Un triangolo rosa, edito da Edizioni Progetto Cultura (casa editrice a pagamento NdR).




Biografia: Nato a Cagliari il 26 maggio 1973, Paolo Arigotti si laurea in Giurisprudenza nel 1998, prendendo servizio poco più di un anno dopo nella pubblica amministrazione. 
Da sempre appassionato di storia, viaggi, lettura, scrittura e cinema, fa il suo esordio nel mondo letterario con il romanzo Un triangolo rosa, edizioni Progetto cultura 2015, recentemente premiato con diploma d’onore della giuria per la narrativa edita nell’ambito del concorso internazionale Il Molinello 2016. 
Due sorelle molto speciali è il suo secondo lavoro dato alle stampe e come sempre l’autore ha trovato il modo di conciliare alcune delle sue grandi passioni, quali storia, diritti civili, passione per i viaggi, inseriti in una trama che tiene il lettore col fiato sospeso fino alle ultime pagine.

Trama: 30 gennaio 1933. Adolf Hitler è nominato cancelliere della Germania, divenendone in breve tempo padrone assoluto. La notizia arriva in Italia, dove il giovane Marco, impiegato di notaio, è al lavoro, mentre Berlino festeggia con fiaccolate e processioni pagane per le vie della città. Tra i giovani che sfilano per le strade della capitale tedesca c'è il giovane Klaus, al quale a breve un alto ufficiale delle SS, Walter Schellenberg, offrirà un posto nei pretoriani di Hitler, aprendogli le porte ad una luminosa e fulminante carriera, che lo porterà a collaborare alla notte dei lunghi coltelli ed alla nascita dei primi lager. Marco viene convocato qualche tempo dopo a colloquio privato dal suo datore di lavoro, l'anziano notaio ebreo Spagnoli, che gli anticipa, con una lungimiranza sorprendente, i successivi eventi, tra i quali la campagna d'Etiopia e l'avvicinamento dell'Italia fascista al terzo Reich, compreso il varo delle leggi razziali. Marco riceve un'offerta di collaborazione con non meglio precisate forze d'opposizione, decidendo di accettare in nome degli ideali di libertà appresi dal padre, convinto socialista. Grazie ad una fitta rete, Marco entra in contatto con un giovane e brillante avvocato, Luigi Marini, con il quale instaura una solida amicizia destinata, con l'andare del tempo e dopo i gravi lutti che colpiscono il giovane, a diventare una relazione sentimentale, tenuta nascosta a tutti. Gli eventi precipitano e i venti di guerra soffiano sempre più forti, mentre tutti i fatti pronosticati da Spagnoli si avverano implacabilmente. Poco dopo l'inizio della guerra anche Spagnoli muore, lasciando una grossa eredità a Marco, unitamente al compito di proseguire nella rete di contatti clandestina che, inutilmente, aveva cercato di evitare l'entrata in guerra dell'Italia. Sul letto di morte l'anziano uomo confiderà a Marco di sapere tutto del suo rapporto con Luigi, raccomandandogli grande prudenza e testimoniandogli in questo modo il suo profondo affetto. La dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, fortemente voluta da Mussolini nell'illusione di non combatterla, trascina il paese in un conflitto devastante, mentre Marco e Luigi avviano una collaborazione sempre più stretta con il Vaticano, assumendovi impieghi delicati ed importanti. I due ragazzi vengono a sapere degli orrori perpetrati nei campi dell'est Europa, anche a danno di persone che vivono la loro stessa condizione, come già noto a Luigi grazie ai rapporti instaurati con alcuni giovani tedeschi prima dell'avvento al potere del nazismo. Durante un ricevimento ufficiale, Marco, presente nella nuova veste di funzionario presso la segreteria di stato vaticana, fa la conoscenza di un giovane ufficiale nazista, in servizio da poco nella capitale italiana: Klaus. Per tre anni le cose restano immutate per Marco e Luigi, che portano avanti segretamente la loro relazione, mentre la guerra travolge l'Italia ed il fascismo, a 
causa di una serie di rovinose sconfitte, che a poco a poco minano lo stesso mito dell'invincibilità tedesca. Lo sbarco alleato in Sicilia spinge il Re, fino a quel momento sostenitore del fascismo, a destituire il Duce ed a chiedere un armistizio, che però causa l'invasione tedesca del Paese. L'occupazione dà avvio ai progetti di rastrellamento degli ebrei romani, che Marco e Luigi cercano di evitare; in quella occasione conoscono e stringono amicizia con la famiglia di Deborah, appartenente alla comunità ebraica della capitale. Tra la donna e Marco nascerà immediatamente un rapporto molto forte, e Deborah gli confiderà di aver capito la natura del suo rapporto con Luigi. Le loro attività clandestine vengono spiate e riferite ai nazisti da un sacerdote collaborazionista, mosso da intenti personali ed egoistici, che conducono all'arresto di Marco e Luigi, proprio ad opera di Klaus. L'ufficiale, richiamato in Germania per prestare servizio ad Auschwitz, dove nel frattempo sono stati deportati Deborah e la sua famiglia, chiede ed ottiene di portare con sé i prigionieri, per spingerli a collaborare. In realtà, i motivi sono altri. Klaus, invaghitosi di Marco, lo vuole e gli propone un patto: concedersi a lui in cambio della salvezza per sé, il compagno e Deborah. Marco è costretto ad accettare; dopo qualche tempo Klaus, che già nutriva seri dubbi sugli stermini perpetrati ad Auschwitz, si convince che occorre fare qualcosa e spinto dai suoi sentimenti per Marco decide di collaborare con lui, favorendo la sua rocambolesca fuga assieme a Luigi. Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus. Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo. A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo. Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore. La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione. Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco. Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista. Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare il compianto Marco.


Il terzo e ultimo autore è Raimondo Preti, con Tutti giù per terra , edito da Porto Seguro Editore (free NdR).


Trama: Un vero e proprio zibaldone moderno, semiserio, scanzonato, brillante, arguto, su una grandissima varietà di argomenti. In questi brevi scritti predomina l’ironia, anche nella trattazione di tematiche serie, e non mancano gli spunti di riflessione sul mondo di oggi e quello dei nostri padri. L’autore procede per un girotondo di citazioni colte e popolari, in uno stile scorrevole e accattivante, rivelando vizi e virtù della passata e della presente generazione.
Tutti giù per terra siamo noi.

giovedì 6 giugno 2019

Road to Sulle note del tuo libro - 3

Torniamo con la segnalazione degli autori presenti all'evento Sulle note del tuo libro.

Oggi cominciamo con Emily Hunter, pseudonimo di Milena Cazzola, presente alla Fiera con Le parole vissute, Ella - Back to life, BIANCO, Lo specchio: edizione speciale, Criceti: edizione speciale, sviluppati e pubblicati per conto di Progetto Parole, e con Reazioni (selfpublishing NdR), di cui andiamo a scoprire la trama.


Biografia: Milena Cazzola, scultrice laureata all’Accademia delle Belle Arti di Carrara, nasce a Pisa nel 1970. Cresciuta a Viareggio, oggi vive in Maremma assieme agli adorati GattoUno e marito Lorenzo.
Fin da piccola fa a braccio di ferro con la dislessia e la disgrafia e, ogni volta vince scrivendo in barba ai refusi e leggendo di tutto e di più, anche il manuale d’uso del tostapane.
Cultrice da sempre del genere erotico, non può che ringraziare autori come Almudena Grandes, Erica Jong, Anaïs Nin, Alina Reyes, Marguerite Duras, David Herbert Lawrence, Henry Miller (giusto per citarne alcuni), per le loro opere indimenticabili. Segue umilmente il loro esempio, scrivendo di emozioni reali che chiunque può vivere sulla propria pelle a ogni parola letta.
Dal 2013 pubblica, con lo pseudonimo Emily Hunter e con il proprio nome, romanzi e racconti sia con case editrici che in self publishing, spaziando dal genere erotico al thriller, arrivando anche ad affrontare con intensità e profonda empatia tematiche sociali che fanno parte della nostra quotidianità.
Insieme a Emanuel d'Avalos e a Luciano Dal Pont, è ideatrice e promotrice di Progetto Parole che, dal 2016 con le sue collane letterarie, ha l'intento di pubblicare e promuovere scrittori emergenti. Grazie alla sua pluriennale esperienza nel settore grafico e alle sue innate doti artistiche, Emily è l'Art Director e la responsabile della produzione editoriale di Progetto Parole.

Trama: Fisicità: questa conosciuta.
Dieci storie intime, diverse l’una dall’altra per azione, reazione, situazione, dove i protagonisti imprimono un forte accento scaturito dalle loro personalità e dalla loro sensualità. Racconti che, non a caso, sviscerano comportamenti dell’animo umano, toccando varie tipologie d’amore secondo cosa la vita o il destino propone.
La vertigine della prima volta. Il coraggio di rompere le convenzioni sociali. Il divertimento giocoso di un’ebbrezza. Lo struggimento di un amore che oltrepassa la vita. Il piacere di un’avventura virtuale. Un sentimento preso terribilmente sul serio. La dolce perversione della dominazione. Un regalo fuori dagli schemi ordinari. Lo stupore di un cambiamento radicale. Un peccato veniale in maturità.
L’attrazione sessuale è il filo conduttore che lega queste vicende che pur esprimendosi in molteplici forme mira comunque a un unico risultato: suscitare una reazione.
Storie senza veli e senza filtri, nate dai ricordi, dal vissuto, dal sentito dire, dall'immaginario. Dieci definizioni dell'amore. Dieci modi diversi di vivere il sesso. Ma chissà quanti altri che ce ne sono e ce ne saranno.



Il secondo autore è Francesco Zampacavallo, con la raccolta di racconti In cerca di guai, edito con Bertoni Editore (Casa Editrice Free NdR).



Biografia: Francesco Zampacavallo, 31 anni appena compiuti, è l’autore della raccolta di racconti “In cerca di guai” per la Bertoni Editore – Quaderni Edizioni. Nato a Fermo il 25 maggio 1988, frequenta il liceo scientifico nella città di nascita e dopo il diploma si trasferisce a Bologna per gli studi universitari. Nel capoluogo dell’Emilia-Romagna consegue la laurea triennale in lettere moderne e la magistrale in italianistica e scienze linguistiche. In seguito frequenta per un anno l’area letteratura della Bottega delle Finzioni (sorta di officina creativa fondata da Carlo Lucarelli). Appassionato e vorace lettore di letteratura americana, coltiva da molto tempo la passione per la scrittura creativa, e circa un anno fa decide di proporre per la prima volta il suo scritto al vaglio degli editori. Dopo qualche mese di attesa riceve una proposta di pubblicazione dalla Bertoni editore e decide di accettare con sommo gaudio. E adesso, l’8 giugno, parteciperà alla sua prima fiera letteraria, “Sulle note del tuo libro”, dove presenterà il suo lavoro a tutti gli interessati.

Trama: Dieci racconti in cui i protagonisti cercano un senso da dare alle loro esistenze mettendosi nei guai; dieci salti nel buio, nel mistero, nel baratro del rischio; dieci storie di lucida follia, a cavallo tra la vita e la morte, il sogno e l’incubo, l’immaginazione e la realtà, il significato letterale e quello allegorico. Qualcuno riuscirà a salvare la pelle, l'anima e la propria sanità mentale. Qualcun altro fallirà. Tutto questo - e non solo - è “In cerca di guai”.


La terzaa autrice è Laura Cialè, con Rondinella, edito da Edizioni Anicia (free NdR).


Biografia: Laura Cialè è nata il 21 dicembre 1954 e vive a Roma.
Psicologa, ex Dirigente scolastica, ha scritto e pubblicato i seguenti libri di narrativa con le Edizioni Anicia, Roma:
"Tutti i fiori del mio giardino “(2016);
“Una donna in leasing “(2017):
“Rondinella” (2018), premiata al concorso Cumani-Quasimodo indetto da Aletti Editore.

Trama: Una commedia all’italiana che si snoda tra due periodi di oltre sessant’anni su diversi tracciati musicali complementari per intensità emotiva: Max e Marietta distanti tra loro nel tempo appartengono a due generazioni differenti ma condividono la stessa passione per la musica, ciascuno a modo proprio e secondo le mode dell’epoca a cui appartengono, perché il tempo e lo spazio riescono ad essere due categorie tenute insieme dai ricordi che rendono attuale la vita e intrecciano aspettative ed emozioni secondo un filo conduttore. Il segreto sta in una canzone.
Max, in arte Azzius, giovane compositore rapper dei giorni nostri abbandona il paese di origine nella bergamasca in cerca di successo e di identità personale, portandosi dietro un passato da incompreso. Timido e sprovveduto, giunge a Roma per partecipare ad un talent sulla canzone romana, consapevole del proprio slancio creativo ma incapace di metterlo in atto. Ignaro dei contenuti da sviluppare, si imbatte nell’immensità della Capitale dove conosce Sor Angelino, un vecchietto novantatreenne che lo ospiterà a casa sua indirizzandolo a farsi strada come uomo e come artista attraverso la narrazione sia degli episodi storici del quartiere in cui abita che del proprio vissuto personale e affettivo. La permanenza di Max cambia prospettiva quando egli apprende che Marietta, una ragazza romana dei quartieri popolari è stata sposa di Sor Angelino nel 1951, un anno importante per il cambiamento della società del dopoguerra.
A segnare il futuro di Max sarà proprio Marietta, stiratrice alla Casa del Passeggero e soprannominata Rondinella per la divisa bianca e nera che indossa quotidianamente. Grande conoscitrice di canzonette che canta spensierata con voce sublime, Rondinella riscuote notorietà indiscussa nel rione e nel luogo di lavoro fin quando, a causa delle sue interpretazioni, scopre l’amore passionale, diventa un’altra donna e arriva a calcare il palcoscenico di famosi teatri di varietà della Capitale. L’epilogo drammatico di Rondinella riprenderà vita in una canzone a distanza di decenni.
Le vicende di Azzius e Rondinella, nonostante si svolgano in periodi diversi nel quartiere di Villa Certosa, si incroceranno grazie a Sor Angelino, il protagonista emblematico del romanzo, che li metterà in contatto emotivo attraverso la memoria e la forza sentimentale di una canzone.


Il quarto autore è Mauro Galliano, con il suo Ferrofilato.




Biografia: Mauro Galliano è nato a Napoli il 16 marzo 1973, dove vive e lavora come architetto, affetto da quasi trent’anni di sclerosi multipla. Ha un forte interesse per l’abbattimento delle barriere architettoniche, consulente allo sportello Disabilità presso Federconsumatori Campania. 

Trama: Ferrofilato è un ragazzino allegro e con una voglia di vivere da far invidia al mondo, che tra un calcio a un pallone e qualche brutto voto a scuola, si ritrova nel pieno dell’adolescenza ad affrontare un mostro che gli cambierà il resto della vita: la sclerosi multipla. All’inizio si sente come se fosse imprigionato in una scatola, senza aria e con la paura che gli avvolge l’anima, ma poi si rimbocca le maniche per vivere la sua vita nonostante le difficoltà. Nonostante la vita con la malattia, subdola e vigliacca, Ferrofilato non smette di desiderare di vivere la sua vita nel migliore dei modi assaporandola e non precludendosi niente, spingendo il piede sull’acceleratore fino alle estremità degli angoli più alti. Alle soglie del “trentennale” della sua malattia, il nostro Ferrofilato viene raccontato tramite i sentieri della sua vita, attraverso le varie fasi, prima e dopo l’ingresso della stronza. Si scoprirà un Ferrofilato migliorato nell’affrontare la malattia che rappresenterà una linea continua tracciata che il nostro protagonista, anche se a fatica, proverà a scavalcare con tutte le sue forze.  Questo libro ha l’intenzione e non la presunzione di dare uno stimolo a chi, come il protagonista, convive con la disabilità fisica e dell’anima, uno stato che invoglia a gettare la spugna, proprio com’è capitato a Ferrofilato, che con le unghie e con i denti, giorno dopo giorno, lotta contro una montagna sempre troppo alta per lui, un mostro che va guardato dritto negli occhi per non farsi schiacciare. 

martedì 4 giugno 2019

Road to Sulle note del tuo libro - 2

Secondo giorno della rassegna di Sulle note del tuo libro, fiera dell'Editoria Indipendente prevista per l'8 giugno, h. 10,30, a Roma, presso la Biblioteca Laurentina.

Oggi cominciamo con La Divina Commedia di Daniele Bello e Silvia De Meis (selfpublishing NdR).


Trama: Un ragazzotto come tanti, Lucciarelli, durante una recita a scuola, si addormenta in palestra. Quando si sveglia, suo malgrado, si trova catapultato nel mondo descritto da Dante nella Divina Commedia, dall'Inferno fino al Paradiso. Gli autori si divertono, tra gag esilaranti e in chiave moderna come per i "selfie" e le battute sui gruppi metal e i film horror, a riscrivere il più fantastico viaggio nell'Aldilà mai inventato, in versione edulcorata per ragazzi. Il testo contiene appendici che spiegano le principali tematiche in Dante: l'amor cortese; la faida guelfi e ghibellini; la filosofia di Aristotele; il geocentrismo tolemaico e altri approfondimenti per le spiegazioni sia a scuola sia in famiglia. e la Divina Commedia non è mai stata così semplice e divertente.


Estratto: 
“Va bene: mi abbasserò al tuo vile rango. Proprio non ricordi nulla di quello che è successo poco fa?”.“Io so soltanto che in aula magna c’erano le prove con la prof di lettere; io me la sono svignata alla chetichella e sono andato a stendermi sui tappetoni in palestra. Adesso ho capito! Mi sono addormentato e per fortuna è solo un sogno!”.“Si, è vero. È un sogno: ma è un sogno magico. Tu rimarrai per sempre prigioniero dentro questa selva oscura, guardato a vista dalle tre fiere, a meno che...”.“’A meno che? Coso, mi rispondi?”.“Mi chiamo Virgilio, grazie!”.“A’ Virgì, non farmi sbroccare; che se mi parte l’embolo, ti faccio vedere io, altro che coscienza e bestiacce! A proposito, sicuro che non attaccheranno?”."Embolo, sbroccare… non conosco il significato di queste parole. Comunque per ora puoi stare tranquillo. Però… Se vuoi uscire da questo luogo selvaggio, ti conviene iniziare un altro viaggio”.“Sarebbe a dì?”.“Sarebbe a dire che potrai risvegliarti da questo incubo solo dopo che sarai riuscito a percorrere un viaggio per tutto l’universo dantesco”.“Ma questo è un ricatto! Un sequestro di persona!”.“Chiamalo come vuoi. Ma questo non sposta di una virgola quello che ti ho detto. Allora, vieni con me o rimani qui?”.“Senti… facciamola finita e dimmi dov’è l'uscita”.“Ah, ma sei proprio zuccone allora! Te lo ripeto: potrai uscire solo quando avrai esplorato tutto l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Allora che fai, vieni?”.“No! Io da qua non mi schiodo”.“Va bene, fai come vuoi. Buona permanenza”.“Virgì, che fai? No, aspetta… stavo a scherza’! Arrivo! Ma tu guarda, tutte a me capitano”.“Bene. Vedo che cominci a ragionare. In marcia, ora. Le porte dell’Inferno ci stanno aspettando”.“Vengo, vengo. A proposito… le bestiacce rimangono qui?”.“Certo! Loro rimarranno qui per molto tempo ancora, sino a quando il veltro non le farà morire con dolore”“Il veltro? Che roba è questo veltro?”.“Non ne ho idea. I critici non sono ancora riusciti a dare una risposta. Ragion per cui… non perdiamo altro tempo. In marcia. Saluta le fiere e andiamocene”.“Le tre fiere, già. A proposito: che mi rappresentano, questi animali qui?”.“Facile: la lussuria, la superbia e l’avarizia. Che altro?”.“Già. Pure io, che domande…”.“E allora muoviamoci, zucca vuota. Ho l’impressione che questo viaggio sarà più duro del previsto”. Allor si mosse, e io li tenni dietro.


Il secondo libro è Lascia dormire il sognatore di Danilo Cibelli (selfpublishing NdR).


Biografia: Mi chiamo Danilo Cinelli, ho 31 anni e sono nato e cresciuto a Roma. Mi sono diplomato in grafica pubblicitaria e ho una grande passione per il disegno, l'arte, e in particolar modo, per il cinema; un'influenza che ha caratterizzato anche il mio stile di scrittura. Ho pubblicato il mio primo libro “Lascia dormire il Sognatore” a novembre 2018 con Youcanprint, ed è da poco disponibile anche in formato ebook.     

Trama: Uno Spirito errante che ha perduto i ricordi della sua vita e la capacità di sognare, vuole sovvertire il suo destino e tornare ad abitare un corpo umano. Lo Spirito invade la mente di Mauro, un giovane e malinconico Sognatore che si sta riposando in un luogo tranquillo, ai piedi di un Mandorlo fiorito su una collina ai confini del mondo. Il ragazzo sta cercando di fuggire dai suoi problemi nella realtà, ma non vuole perdersi nelle illusioni della mente. Vuole solo trovare un posto speciale in cui sentirsi vivo e felice. Lo Spirito anima la debole volontà del Sognatore, e lo costringe ad affrontare un arduo viaggio nella dimensione onirica per raggiungere la Fonte del Sogno ed esprimere il suo desiderio di rinascita. Durante l'esplorazione incontreranno bizzarre creature che popolano microcosmi affascinanti. Tra esse c'è Red, un saggio pesce rosso che nuota fuori dall'acqua. L'animale si propone come guida per i viaggiatori, avvertendoli dei pericoli che si nascondono sia negli angoli tenebrosi che nella bellezza a prima vista. La fantasia mostrerà i suoi lati oscuri, e ciò che sembra puro e spontaneo è destinato a rivelare la vera natura ingannatrice.

Estratto: L’Albero ci osserva con attenzione. Ha fondato le radici sulla frontiera che separa il caldo orizzonte del reale dal fertile terreno dell'immaginazione, e ha imposto regole severe anche alla natura nata all'ombra di una folta chioma. Mauro è un naufrago smarrito su una collina ai confini del mondo, emersa in un oceano di piccoli fili d’erba, corte di una maestà solenne accolta nella quiete del nulla. Maestro vestito di bianco e di un'antica saggezza, il Mandorlo ci lascia sostare intorno a lui come discepoli di una pacifica filosofia.


Delia Deliu, invece, è autrice de Il grido del cigno nero, Azzardo fatale, Stupide scommesse e Ancora due (tutti pubblicati in self NdR). Nel blog, oggi parleremo del suo ultimo romanzo: Ancora due.


Biografia: 
Delia Deliu è lo pseudonimo che la scrittrice ha scelto per pubblicare i suoi romanzi come omaggio alle sue origini perché Deliu è il cognome della nonna materna. Nata nel 1968 in una piccola città della Romania, Delia è la figlia maggiore di una coppia di operai le cui modeste possibilità economiche la portano a optare per una laurea in Scienze Infermieristiche anziché in Medicina. Come tante altre infermiere romene, nel 2004 viene in Italia in cerca di un futuro migliore. Dopo aver cambiato varie città e posti di lavoro, nel 2006 si trasferisce a Verona ricongiungendosi con la famiglia lasciata in patria, per una nuova vita piena di sogni, ma il destino ha programmi diversi: il matrimonio fallisce e si separa. Dopo anni di solitudine arriva una seconda possibilità di essere felice, si innamora e si stabilisce a Mantova insieme ai figli, per stare accanto al compagno, che adora. La scrittura diventa per lei una cura per l’anima. Debutta nel 2015 con il romanzo Il grido del cigno nero, che le porta un attestato di merito al Trofeo Internazionale Medusa Aurea 2016. In seguito pubblica altri due romanzi. Azzardo Fatale, la seconda edizione di Stupide scommesse revisionata ed editata a cura di Progetto Parole, è un erotico piccante con un finale innaspetato che lascia una morale al lettore: “chi semina vento raccoglie tempesta”.  Ancora due, la seconda edizione di Meno due revisionata ed editata a cura di Pav Edizioni, è un romance che non si può definire “un rosa” ma “un amaranto” visto il tema che sviluppa la trama. Delia è una donna solitaria che dedica il tempo libero ai figli, che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo, al suo lavoro, ai libri e alle passeggiate in montagna. Amante della psicologia, del linguaggio del corpo, suona la chitarra. Le piace cucinare ed è innamorata della lingerie sexy. Dice di se stessa: «Sono una specie di diavolo e acqua santa, ho momenti di dolcezza ma anche di forte rabbia. Potrei passare giorni interi vicino a chi ha bisogno di me, come mandare a quel paese in due secondi chi mi offende. Forte come l’acciaio e alle volte fragile come un bicchiere di cristallo, sono semplicemente una donna.»

Trama: E se un giorno ti accorgessi che tutto ciò che possiedi vale meno di una manciata di polvere nel vento? È questo l’inquietante interrogativo con il quale deve fare i conti Max Castellani, un chirurgo affermato, libero da vincoli sentimentali e appassionato di pittura che decide di mollare tutto e trascorrere il suo tempo facendo quello che ha sempre sognato al di fuori della professione: dipingere. Si rifugia in Alto Adige con tela, pennelli e un pensiero persistente che lo tormenta. Nell’incantevole Val Senales, sotto la Cima dell’Ortles, Max incontra una donna particolare, diversa a causa di un’anomalia genetica, l’albinismo totale, che le dona un aspetto quasi fiabesco. La diafana Greta e il suo inseparabile cane bernese sapranno portargli speranza, seppur l’ingovernabile forza che li attrae sarà contrastata da paure passate, richiedendo a entrambi il coraggio di superare le prove del presente. Una storia dove protagonista è l’amore, con tutte le sue sfumature. Un inno all’amicizia e alle emozioni che tutti vogliamo e possiamo vivere. Cosa sarebbe la vita senza tutto ciò? Semplicemente non sarebbe vita.

Estratto: Max sta dormendo sul divano nel soggiorno, ma l’aria fredda che entra dalla finestra aperta lo sveglia di scatto. Trema, batte i denti e con difficoltà riesce a camminare. Chiude la finestra, accende la stufa e si avvicina per scaldarsi. Il profumo di resina si sparge nella stanza. Si inginocchia per guardare il fuoco, la danza delle fiamme l’ha sempre affascinato fin da quando era bambino. Vita e morte.
Riesco a rovinare ogni cosa bella della mia vita. Cosa c’è di sbagliato in me? Perché è tutto così complicato anche qui?”
«Vaffanculo! Vaffanculo! Ho il diritto almeno a un po’ di felicità prima di morire!» Grida le parole alzando la testa, con lo sguardo rimprovera Dio per le sue disgrazie, «Se ci sei davvero, vedi di spargere sul mio capo un po’ di quella tua famosa misericordia, perché fin qui mi hai fottuto alla grande.»
Getta un pezzo di legno nella stufa che dalla bocca aperta gli sputa addosso una nuvola di scintille, farfalle di calore.


lunedì 3 giugno 2019

Road to Sulle note del tuo libro - 1



Per l'evento Sulle note del tuo libro (di cui abbiamo parlato qui) apriamo le prime segnalazioni degli scrittori partecipanti.


Cominciamo con Alessandro Tittoto, autore di Due gocce d'anice nel caffè, edito per La Caravella Editrice (C.E. a doppio binario NdR).



Biografia: Alessandro Tittoto, classe 1975, è nato a Vetralla (VT) dove vive e lavora come impiegato. Appassionato di musica e geografia si dedica da tempo alla ritrattistica oltre che ad altre espressioni artistiche. In età giovanile è stato tenore in diversi cori polifonici e autore di diverse canzoni di musica leggera. Ha scritto numerosi racconti, alcuni pubblicati su riviste, e collaborato con alcune testate giornalistiche.

Trama: Claudio fa dei sogni catastrofici nei quali intere città vengono distrutte e in cui un motociclista vestito di nero gli dà la caccia. La sua vita, invece è tranquilla al limite della monotonia, si divide tra casa e lavoro, le attenzioni di Letizia, giovanissima fidanzata e due amici inseparabili. L’incontro con uno strano signore, apparentemente in grado di leggergli nella mente, getterà Claudio in un viaggio all’interno della sua vita e lo porterà a mettere in discussione aspetti normali della sua quotidianità. Inoltre il motociclista nero è divenuto reale uscendo dai suoi sogni e i suoi amici di sempre sembrano aver cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Cosa nasconde la vita apparentemente piatta di Claudio?

La seconda autrice è Antonella Polenta, che alla Fiera Sulle note del tuo libro parteciperà con tre dei suoi lavori: la silloge di poesie Attraverso la finestra la luna, finalista al Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2009, il giallo Accadde in autunno - Glenn Gould in giallo, e il romanzo finalista al Premio Città di Grosseto Amori sui generis: Una donna in gabbia, che segnaliamo in questa sede, edito da Bertoni Editore (C.E free NdR)


Biografia: Mi chiamo Antonella Polenta, sono nata a Roma dove vivo e lavoro. Al mio attivo ho diverse pubblicazioni scientifiche e divulgative, tra cui articoli su riviste, monografie e libricini. Uno di questi, solo per citare un esempio, dal titolo “Amico olivo” è stato distribuito presso le scuole primarie e medie di Roma e del Lazio. 
Amo i viaggi e tutto ciò che concerne i luoghi da visitare, esplorare e fotografare. Per dare spazio a questa passione ho attivato un sito internet che raccoglie immagini, resoconti e presentazioni, in PowerPoint, di viaggi. www.antonellapolenta.com.
Ho iniziato a scrivere poesie in età adolescenziale, ma soltanto da adulta ho pensato di mettermi alla prova sottoponendo i miei componimenti a gruppi di esperti, come i bandi di concorsi poetici definiscono i membri della giuria. Ho vinto dei premi, ricevuto varie segnalazioni e ottenuto la pubblicazione su antologie e riviste.
Nel 2004 è uscita la mia opera prima, “Amori Traditi”, un libro di poesia, edito da Ibiskos, da cui è stata tratta la performance multimediale “Riflessi sonori di immagini poetiche” che è andata in scena alla Casa del Jazz di Roma.
Oltre alle poesie mi diletto a scrivere racconti, romanzi e letteratura per ragazzi.
Nel 2006 sono risultata vincitrice, per la sezione narrativa inedita, al Premio Letterario Internazionale Archè Anguillara Sabazia Città d’Arte, con il racconto “Il lago”.
Nello stesso anno ho pubblicato il romanzo giallo “Accadde in autunno - Glenn Gould in giallo”.
Nel 2008 mi sono aggiudicata il terzo posto, per la sezione narrativa inedita, alla I edizione del Concorso Nazionale Letteratura e Narrativa Scientifica “Creatività e Scienza Città di Salerno 2008” con il racconto “La foresta”.
Nel 2009 ho pubblicato con il contributo della Casa Editrice Montedit la raccolta di poesie “Attraverso la finestra la luna”, in quanto finalista al “Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2009”, e un libro di racconti dal titolo “Nonno Egidio e le sue storie”.
Nel 2010 ho ricevuto la menzione d’onore, per la sezione narrativa, alla IV edizione del Concorso Letterario Internazionale “Don Luigi Di Liegro” con il racconto “Tobia”, la cui premiazione si è svolta a Roma, Palazzo Valentini, il 09.10.2010.
Nel 2012 è uscito in versione elettronica “Murder. Omicidi a Natale” - Enzo Delfino Editore. Nel 2013 lo stesso è uscito in versione cartacea, ed è risultato vincitore alla IV Ed. del concorso IoScrivo.
Nel 2016 ho pubblicato il romanzo storico “Talvolta un libro”, edito da Elmi’s world.
Nel 2017 in e-book è uscito il romanzo fantastico per ragazzi “Nel cerchio del tempo” - Germani Editore, la cui sinossi ha ricevuto il Premio Emozione nella Notte dei libri 2018 - Roseto degli Abruzzi.
A giugno 2018 ho realizzato, con gli amici del Gruppo FB "Occhio alla Penna", PerSino Favole - Fides Edizioni, contribuendo con il racconto "Il paese colorato".
A settembre dello stesso anno sono arrivata seconda al Premio Internazionale “Giovannino vive” con il racconto “La storia”.
Sempre nel 2018 ho vinto sia il Contest di poesia, con la composizione "Passato", organizzato dal gruppo di Facebook "Il Mondo Incantato dei libri", sia la gara di aforismi. In seguito il Contest racconti con “Un magico Natale”.
 Nel 2019 è uscito “Una donna in gabbia” – Bertoni editore. Il libro è risultato finalista al Premio Città di Grosseto – Amori sui generis ed è stato presentato al Salone del libro di Torino 2019.

Trama: Nei cosiddetti anni di piombo (con un arco temporale che va dagli anni settanta agli ottanta del secolo scorso), in piena contestazione giovanile, rivendicazioni studentesche ed estremizzazioni concettuali e politiche, si delineano due figure femminili, molto diverse fra loro, seppur sorelle e con soli quattro anni di differenza. Una è integrata nel sistema e conformista, l'altra sempre in cerca di orizzonti libertari e impegnata a livello socio-politico. L'una coinvolta in una relazione con un francese schivo e riservato tanto da tenere nascosto il suo passato, l'altra libera da legami sentimentali. Le loro storie s'intrecciano e si dividono: ognuna percorre la strada più idonea al proprio temperamento, finché trascorsi degli anni si ritrovano a rivedere il proprio stile di vita e a imboccare percorsi diametralmente opposti, segregando l'una in uno spazio ristretto, scevro da qualsiasi forma di spregiudicatezza libertaria, e portando l'altra ad assaporare la libertà e a perseguire impulsi creativi. Nel romanzo s'innestano anche elementi di suspense e di mistero.


La terza autrice è Cinzia Del Bigallo Fieri, con Tu che sussurri alla mia anima (selfpublishing).


Biografia: Moglie e madre di due figli, lavora come dipendente pubblica presso la Provincia di Pisa. Nasce a Rosignano Marittimo (LI) nel 1965, inaspettatamente, dopo sole ventiquattro settimane di gestazione, all’ospedale Ernesto Solvay, allora clinica privata riservata ai soli dipendenti dello stabilimento Solvay, dove suo padre lavorava. In seguito viene trasferita d’urgenza all’ospedale di Livorno, dove la accompagna la zia Anna, cui deve il suo nome, e lì rimane per tre mesi. La sua volontà di sopravvivere a quella dura prova rappresenta per tutta la sua famiglia un punto di riferimento, la dimostrazione di come la vita, a volte, può riservare strane e inaspettate sorprese. Sposa Massimo Fieri nel 1985 e si trasferisce a Volterra (PI) dove tuttora risiede. In seguito alla nascita dei suoi due figli e dopo aver trovato lavoro, ha potuto, in accordo col marito, realizzare il sogno di bambina, quello di allevare cavalli. Dà così inizio all’allevamento di Quarter Horse e Quarab, e nel 2011 lo trasferisce al figlio più piccolo, Dario, titolare dell’allevamento cavalli Tre Barre. Da sempre buona lettrice, ha spesso sognato di scrivere a sua volta, ma ha accantonato, fino ad oggi, questa sua seconda passione per concentrarsi sulla famiglia. In un particolare periodo della vita, per non soccombere a un evento demoralizzante, prende il coraggio a due mani e scrive il suo primo romanzo, “Tu che sussurri alla mia Anima”, speranzosa che dalla lettura delle sue pagine scaturisca, nelle lettrici e nei lettori, un breve momento di riflessione su come ognuno di noi vuole vivere la propria vita, perché questa è un dono non richiesto, come, dove o con chi viverla è una scelta.

Trama: Onore, rispetto, questi sono i fondamenti di vita di Maria.  Maria Castillo, questo è il suo nome completo, ragazzina sedicenne indomita e ribelle, figura centrale del romanzo, figlia del Marchese e Senatore del Regno delle Due Sicilie dell’età Borbonica, Giuseppe Castillo anch’esso discendente di una nobile famiglia spagnola. Coraggio nell’accettare il destino assegnatole. Perseverare nella scelta della propria strada. Maria, ha anche singolari e particolari origini materna, Donna Rosalia Escobedo, l’ultima erede di Rodrigo Escobedo, membro dell’equipaggio della Santa Maria nella ben nota spedizione di Cristoforo Colombo, era stato incaricato dai reali di Spagna di redigere un diario sulle vicende della spedizione che sbarcò, al contrario di ciò che racconta la storia, nell’isola di  San Salvador, entrando in contatto con il popolo autoctono, i Taino. Di tale popolo Rodrigo, divenne un assiduo ospite, innamorandosi della figlia del capo cacicco, sacerdotessa e sciamana, Maya. 
Giuseppe Castillo, ha promessa in sposa Maria, con tanto di contratto scritto, per sanare i suoi debiti, contratti dopo la morte prematura della moglie, al figlio ventunenne del Sultano dell’Oman, Sargon Dib Sultan, che per anni viene tenuto all’oscuro di tale accordo.  
La storia si svolge prevalentemente nella masseria Castillo a Camporeale, dove Maria cresce accudita da Anita, da prima dama di compagnia della madre, e dopo, sua madre adottiva, governante e confidente. La notte antecedente il suo sedicesimo compleanno, uno strano sogno cambierà la sua vita, tanto da farle dubitare di essere sana di mente. Il giorno successivo, il padre l’ha convoca presso il loro palazzo a Palermo e da qui in poi, la sua storia si snoda tra trame particolari di natura sciamanica e complotti di attentati che porteranno Maria a crescere lasciandosi alle spalle la fanciullezza.  
Tu che sussurri alla mia Anima si presenta come un romanzo colto, vitalistico, corale, in cui non sono rilevanti solo i personaggi principali e in cui, come non mai, rivestono un’importanza fondamentale i contesti storici e sociali; Un testo che sa un po' di Gattopardo, ma pervaso da una prorompente sensualità espressa con passione ed eleganza; è un’indagine psicologica sull’incontro tra mondi ed epoche diverse, laddove si affrontano ad esempio questioni legate al maschilismo e alle similitudini che c’è tra la religione musulmana e quella cristiana, arricchito da un pizzico di esoterismo e da echi meridionali, un grande atto d’amore verso la terra dei propri avi, la Sicilia.

domenica 2 giugno 2019

Sulle note del tuo libro


Sabato 8 giugno, alle 10.30, presso la Biblioteca Laurentina, risuona a Roma il fruscio delle pagine sfogliate.
L'evento Sulle note del tuo libro è aperto a tutti gli scrittori, ma soprattutto ai lettori, che vogliono scoprire volti nuovi del panorama editoriale italiano. Sotto la guida degli organizzatori del gruppo TraLeRighe, si apre una giornata di convegni, interviste, presentazioni e incontri all'insegna dell'editoria emergente.
Nei prossimi giorni, qui su Libri e altre ciarle, dedicherò degli spazi agli autori e alle opere che partecipano a questo piccolo evento editoriale.



sabato 18 maggio 2019

La resistenza del maschio - Elisabetta Bucciarelli

Il mio ritorno dal Salone del Libro di Torino è stato corredato dall'acquisto di numerosi libri. Tra questi, un titolo che mi ha colpito particolarmente e mi ha spronato ad aprire il portafoglio in tempi rapidi, è stato La resistenza del maschio di Elisabetta Bucciarelli, per Enne Enne Editore, collana ViceVersa.

Trama: L'Uomo ha una vita di successo, moglie, lavoro, casa. Non vuole figli e non vuole solo sesso. Cerca in ogni circostanza misura e proporzioni. Una notte assiste a un incidente: una donna si schianta contro un palo della luce. L'immagine di lei, simile a un quadro preraffaellita, diventa un'ossessione. Intanto nella sala d'aspetto di uno studio medico tre donne attendono il loro turno. Parlano di uomini, sicure di essere alle prese con un nuovo tipo di maschio, quello che resiste, che si nega e non si concede. Al di là della volontà di ciascun personaggio, qualcosa sta per accadere: "La resistenza del maschio" illumina una nuova forma di lussuria, che qui trova la sua ultima metamorfosi.



Recensione: La resistenza del maschio è un gioco di specchi su due piani intrecciati. Da un lato, tre donne s'incontrano nello studio di un medico ritardatario dove, per sublimare l'attesa, cominciano a parlare degli uomini della loro vita; dall'altro, la storia dell'Uomo che diviene alternativamente Emme e Marito, a seconda della persona con cui si rapporta.
La narrazione è alternata, a volte addirittura intramezzata, senza seguire una logica di capitolo. Le scene sono montate in tanti piccoli pezzi in successione, in uno spostamento continuo tra piani che oscillano tra la spersonalizzazione dei capitoli sull'Uomo, dove nessuno è dotato di un nome, alla realtà più tangibile e corposa delle tre donne - Chiara, Silvia, Marta... donne reali, tangibili, nominali.
In un crescendo di riflessioni, Elisabetta Bucciarelli trascina il lettore da uno spazio, un ambiente misurato, dove l'istante e la permanenza in esso scatenano il susseguirsi delle vicende in una sequenza statica, quasi fotografica (lo spazio dell'Uomo), a un altro che, per quanto immobile nel progredire della storia, risulta dinamico, attivo, progressivo e privo dei confini che definiscono strade (quello delle tre donne).
E il fulcro de La resistenza del maschio trova proprio nella spazialità e nel diverso modo di percepire il divenire del mondo il suo massimo compimento: lo spazio è il vero protagonista, nonché motore primo della storia. Quali sono gli spazi che occupiamo nella vita di una persona? Quanti e quali spazi abbiamo abbandonato, per caso, costrizione o volontà, nel corso della nostra esistenza?
Questi interrogativi trovano spazio, ma non risposta, all'interno della scrittura fluida e puntuale di Bucciarelli che, senza veli, ci propone un ritratto della società odierna e dell'eterno conflitto tra maschi e femmine. Spoglia la dicotomia di genere dai suoi stereotipi proprio calcando su questi; li denuda della loro prevedibilità e ne mostra il nucleo centrale: uomini e donne sono profondamente diversi, sì, ma anche incredibilmente uguali. L'unica, vera, sostanziale differenza è lo spazio che occupano e come lo occupano: in cerca di un percorso (evanescente, sconfinato, costruttivo) le donne, retti sulle strade (sicure, prevedibili, tradizionali) gli uomini. Ed è così che La resistenza del maschio mostra al suo lettore una nuova figura dell'Uomo: un uomo passivo, che si lascia trascinare dagli eventi, che diviene attivo solo tramite la negazione del sé. Un Uomo che, per tutto il libro, non ha un nome, che rimane senza volto rispetto alle donne, forti di un'identità, dei loro sogni, delle loro certezze.
Il nome, infatti, è il punto di partenza: tutti e tutto sono provvisti di un nome. Nominare qualcosa significa riconoscerne l'esistenza, definirla, circostanziarla in uno spazio; l'atto stesso di dare un nome alle cose implica il comprenderne, però, anche l'essenza e, quindi, la conoscenza. Nominare è consapevolezza non solo dello spazio, ma anche del concetto stesso dell'essente.
Attribuire uno spazio all'esistente, quindi, uno spazio che per le donne di Bucciarelli è ben chiaro, nel suo essere possibilità: Chiara, Silvia e Marta chiamano le cose con il loro nome, le appellano, le riconoscono. Ne sono tragicamente consapevoli e, in questa presa di coscienza, sono "vittime" della contrapposizione con l'Uomo, il maschio che attribuisce allo spazio solo una dimensione matematica. L'Uomo rifiuta i nomi, li ripudia. Chiama sé Emme, la donna che corteggia Effe; si cela dietro la maschera dell'indefinito per esprimere la propria finitezza di individuo carnale, egoista e approfittatore, per nobilitarsi agli occhi femminili e, soprattutto, ai propri.
Rifiutando la propria identità, la riconquista con l'illusione del possibile; cerca uno spazio, un istante di esistente, ma non vuole il tempo. Il tempo, dice, è una dimensione che non gli piace, non la comprende, gli crea paura e ansia. Perché?
Perché il tempo, rispetto alla permanenza del maschio di Bucciarelli, è possibilità. E la possibilità, la prospettiva, nel libro, appartiene alle donne. Il tempo richiede un futuro e un passato, richiede costruttività, non persistenza. Ed è al costruire stesso che l'Uomo si oppone, perché costruire è incertezza, è scegliere un percorso e non una strada. Il maschio resiste al divenire e, nella sua resistenza, riduce le donne da nomi a voci, trasmutandole nella propria non-esistenza, proprio nel punto sul foglio in cui i due piani (maschile e femminile) s'incontrano in una prospettiva distorta in cui non possono definirsi se non in funzione dell'altro.

Dove acquistarlo:

NN editore
Amazon
IBS

mercoledì 15 maggio 2019

La vincita - Ida Ferrari

Non ho una passione per i gialli e i noir, anzi, sono decisamente poco nelle mie corde. Tuttavia, mi è capitato per una serie di coincidenze, di approcciarmi a La vincita di Ida Ferrari, edito da golem Edizioni.
Durante un viaggio in treno ho divorato dalla prima all'ultima pagina, quindi eccomi qua con la recensione di rito.

Trama: Jacob e Klara sono amanti. Lui è italiano nonostante il nome, dirigente in una compagnia di Leasing; lei è una giovane ucraina che scompare il giorno dopo l'Epifania. Jacob subisce un incidente in montagna con la famiglia e non si accorge subito dell'sms di Klara. Dopo qualche giorno recupera il cellulare e può leggere il testo del messaggio: A 807346 t.p. Jacob si rivolge a un'agenzia investigativa, diretta da Simona Fontana, una ex anoressica con strascichi irrisolti. Simona, insieme al socio Paolo e a un genio dell'informatica, detto Neo, si troverà coinvolta in una corsa contro il tempo per scoprire che fine ha fatto Klara e cosa nasconde l'ambiguo mondo che la circonda; il tutto a rischio della sua stessa vita.



Recensione: La vincita si apre con un incidente, che segna l'incipit della storia. Come in un delirante effetto butterfly, andando avanti con la lettura, il lettore si trova a porsi un mucchio di interrogativi: se non ci fosse stato, le cose sarebbero andate diversamente? Se quel camion non avesse cozzato contro la macchina di Jacob, Klara sarebbe comunque scomparsa? Le risposte ci vengono date nel testo, perché Ida Ferrari non lascia spazio al suo lettore, bensì lo incatena al dipanarsi degli eventi senza concedergli una via di fuga, né possibilità di elucubrazioni.
Con un ritmo narrativo serrato, a tratti molto secco, e un uso delle parole misurato, violento nel loro raggiungere la mente del lettore, guida verso la logica, insospettabile conclusione.
Tuttavia, ne La vincita, c'è più di un semplice giallo: ci sono storie che si intrecciano, personaggi in grado di far affezionare il lettore e immagini vivide di una Milano notturna, nebbiosa e stantia nel suo grigiore.
Il testo presenta diversi livelli di lettura: dall'aspetto puro dell'indagine, alle vicende personali dei suoi protagonisti, fino a giungere agli intrighi internazionali e alle questioni, forse più banali ma egualmente ben trattate, sentimentali che s'intrecciano con il resto. Ida Ferrari riesce a mantenere viva l'attenzione sui molteplici piani, senza mai lasciarsi sfuggire una parola di troppo, o un dettaglio di meno, richiamando alla memoria di lettori appassionati del genere (ma anche di chi non lo è, come me) le note e l'ispirazione di grandi giallisti come G. Simenon e Agatha Christie.
Inoltre, l'autrice ci regala un'investigatrice tutta al femminile meravigliosamente tratteggiata, libera sia dallo stereotipo della principessa da salvare e sia da quello della guerriera senza macchia e senza paura che la letteratura contemporanea cerca di proporci. Abbiamo, in Simona, l'immagine di una donna vera: non è infallibile, non è onnisciente, ma non è neanche passiva di fronte alle difficoltà che le si pongono davanti. Soffre, ama, combatte, s'arrende come qualsiasi persona, uscendo dagli schemi narrativi che la vogliono o principessa, o virago.
E sono proprio le donne di Ida Ferrari che colpiscono in questo viaggio narrativo, che eclissano quasi completamente i personaggi maschili (per altro, tratteggiati a meraviglia), ma lo fanno con discrezione, senza risultare invadenti o soverchianti. Abbiamo donne di ogni genere: che si nascondono, che si amano tra loro alla luce del sole, che tradiscono, che vengono tradite; donne forti, donne deboli, donne violente, donne accoglienti... tutte cariche di sfaccettature che impediscono loro di essere semplici macchiette o personaggi sullo sfondo.
Forse è proprio questo saltare all'occhio, questa rappresentazione di una femminilità reale e non stereotipata che colpisce de La vincita; una femminilità che non si piega alla storia (per quanto essa sia intrigante), che non risulta fastidiosa, irritante o ripetitiva, ma che si mostra nel suo realismo e totalità.
Un libro consigliato a tutti gli amanti del giallo, a chi non ama il colpo di scena a ogni coso, ma preferisce gustarsi la sensazione di suspance e inquietudine che permea ogni pagina, a chi preferisce approcciarsi a un testo che parla di vita, invece che di morte.

Per acquistarlo:

mercoledì 6 febbraio 2019

La progenie di Abaddon - Rob Himmel

Mentirei se dicessi che ho comprato questo libro per la sinossi, o la copertina accattivante. Mentirei, perché l'ho acquistato per un motivo molto più futile: il titolo. Abaddon, in molte religioni, è uno dei titoli del Diavolo, Signore della Distruzione, sterminatore, o, più metaforicamente, rappresenta l'Abisso.
Abaddon è anche un personaggio di una saga fantasy che sto scrivendo; questo nome è finito con l'appartenere a uno dei protagonisti, un diavolo particolarmente "cazzone" e divertente, quasi una macchietta comica.
Ecco, il libro di Himmel l'ho acquistato perché volevo vedere come altri avessero interpretato questo personaggio a me tanto caro. Un motivo molto poco nobile, ma che è servito a scoprire un romanzo davvero eccezionale.


Trama: Non v’è oscurità peggiore di quella celata nel cuore dell’uomo
Mentre la notte domina, lasciando al giorno solo poche ore di luce, Kelo e Bhor, soci in affari nel rubare, ricettare e contrabbandare, si dirigono sul luogo d’impatto di un meteorite. L’intento è quello di saccheggiare la «pietra del cielo» e farne una fortuna. Quello che non sanno è che troveranno anche altro.
Intanto il consiglio degli Arcangeli a capo della Confraternita, chiamato Pentalux, ordina ai confratelli Telion e Reya di cercare l’arma che permetterà loro di ribaltare le sorti della guerra contro la Setta Oscura.
In fuga dall’armata abaddonita, nel frattempo, Luce, Arconte degli Splendenti, conduce un gruppo di sopravvissuti alla ricerca di un posto sicuro. Una fuga disperata, che richiederà a lei e ai suoi compagni un prezzo altissimo, forse più di quanto siano disposti ad accettare.
A tutti loro si contrapporrà Abaddon, con creature tenebrose, servi fedeli, devoti pericolosi, lunghe notti e l’oscurità più intensa che ci sia: il cuore umano.




Recensione: Partiamo da un presupposto: Rob Himmel sa scrivere, il che non è appannaggio di tutti gli autori. Sa scrivere, sa di farlo bene e lo fa con una certa audacia; il testo traspare sicurezza da ogni fronte: dalle frasi brevi, quasi minime, finalizzate a generare un ritmo incalzante che ansia il lettore fino all'ultima pagina, ai personaggi ricchi di sfaccettature, all'uso di parole a volte auliche, a volte grezze, a seconda della situazione.
Non è facile gestire uno stile "minimal"; le frasi brevi rischiano di diventare un impedimento alla lettura quasi quanto i periodi lunghissimi e, a onor del vero, in alcuni punti forse sarebbe stato meglio un punto e virgola per rendere più chiari i passaggi, ma credo che l'abilità dell'autore sia proprio questa: Rob Himmel se ne frega di come si dovrebbe gestire una frase, un periodo, la punteggiatura... se ne frega, perché il vero protagonista di questo libro è il Caos, una forza primordiale, angosciante e incomprensibile; le frasi brevi sono una scelta stilistica ideale per solleticare nel lettore quest'idea di confusione, d'irrimediabilità degli eventi.
Quindi, dal punto di vista tecnico, promosso a pieni voti.
Passiamo, invece, alla storia; la trama è semplice: il Male ha preso possesso del mondo e la fazione degli Splendenti cerca di combatterlo con tutte le sue forze, mentre una parte della popolazione - i Senza Credo - si mantengono neutrali per sopravvivere.
Tutte le premesse di un classico fantasy, ma con un'eccezione: qua il Male non è un'entità fisica, non è un banale cattivo che può essere sconfitto. No. In La progenie di Abaddon il Male è quello vero, intangibile e denso come fumo velenoso. Non è comico, non fa ridere, non lascia illusione di speranza. In questo, il libro di Himmel rompe il fantasy, lo distrugge, lo calpesta e non contento ci sputa e ci defeca sopra senza riguardi, perché non c'è speranza; i protagonisti la ricercano e con loro il lettore che si appassiona alle loro vicende, ai loro caratteri, ai loro amori... Il lettore spera assieme a Reya di poter avere una vita normale alla fine di tutto; spera che Bhor continui a viaggiare con Kelo, o che riescano a stanziarsi; spera che Luce porti a termine la sua missione e si crogiola, al contempo, nella certezza che nel fantasy c'è sempre il lieto fine o, quando questo non è presente, persista quella fiamma di speranza che t'induce a lottare, ad andare avanti, che ti faccia credere che il Male possa essere sconfitto anche nella realtà. Perché a questo serve il fantasy: a ridisegnare il reale e farci credere che possa essere migliore, che possiamo farcela.
La progenie di Abaddon spezza questo schema. Col suo ritmo incalzante nutre le nostre speranze, ma non ne lascia; ci fa assaporare la vittoria, ma non la concede, perché il Male - il male vero - non appare mai realmente; non sappiamo che volto abbia Abaddon, non sappiamo chi o cosa sia davvero. Sappiamo che è lì e la sua presenza la cogliamo nell'uomo: nei Succubi e Tenebra suoi servitori, nelle crudeltà di ogni piccolo giorno e, soprattutto, nell'indifferenza dei Senza Credo che si limitano a una passiva sopravvivenza.
Ed è quest'indifferenza a vincere, l'unica a realizzare i propri sogni, a raggiungere i propri obiettivi. Perché il Male non è solo crudeltà, non è solo perversione, ma ha radici più profonde e trova terreno fertile nell'ignavia e nell'egoismo. Alberga in tutti noi, quando decidiamo di voltare le spalle e ci facciamo sopraffare - per motivi giusti o sbagliati - dall'utilitarismo e dalla soddisfazione personale.
Ecco, da questo punto di vista se cercate "solo un fantasy", non leggete La progenie di Abaddon; se, invece, volete un fantasy che è più di un fantasy, che sappia tenervi incollati alle pagine fino a distruggere ogni vostra certezza, è il libro che fa per voi.

Per acquistarlo:

Amazon
Ibs
DarkZone
Feltrinelli
Mondadori

lunedì 4 febbraio 2019

Ugo Binx e la mappa Gjax - Pasquale A. Colurcio

Nella mia vita ho letto tanta, tantissima, letteratura per l'infanzia. Ho cominciato con i lavori di Roald Dahl, di Gianni Rodari, tutta la collana de "Il battello a vapore"; il percorso è continuato con Harry Potter, per terminare, ai miei sudati trent'anni, con Percy Jackson che è una delle mie saghe preferite in assoluto. E sapete una cosa? Non mi stanca mai, perché la letteratura per bambini e ragazzi è quel piccolo ritorno all'infanzia che fa bene concedersi di tanto in tanto; una sorta di "coccola letteraria", che parla al bambino nascosto dentro l'adulto, una macchina del tempo fatta di carta.
Purtroppo, oggi come oggi ho molte difficoltà a trovare dei libri per ragazzi davvero piacevoli. Con l'era dei paranormal romance, il mercato dello young adult si è riempito di carta straccia e i bambini... no, non ho trovato facilmente libri per bambini che potessi considerare davvero belli. O meglio, ne ho trovati, ma non sono stati in grado di farmi ritornare al tempo dell'infanzia, di ricreare quell'atmosfera magica che mi fa dimenticare di "essere un editor". Perfetti, tecnicamente, ma poveri d'anima.
Invece, Ugo Binx e la mappa Gjax ha saputo incantarmi. Mentre leggevo, non ero una stanca persona di trent'anni annoiata dalle tante letture, ma ero di nuovo ai miei sei, sette, nove, undici anni; ho divorato le pagine con la stessa frenesia d'allora ed è questa, forse, la più grande magia che il protagonista e l'autore sono riusciti a fare.

Trama: Ugo Binx è un mago dodicenne dalla vita apparentemente normale. Per decisione dei genitori, un bel giorno è costretto a trasferirsi insieme ai fratelli Tara e Tomas dalle quattro zie a Glhowers, un piccolo villaggio medievale circondato da una grande foresta. Qui, troverà nuovi amici ma si scontrerà anche con nuovi nemici, rendendosi protagonista di misteriosi avvenimenti che faranno di Ugo qualcosa di più di un semplice mago. Età di lettura: da 9 anni.



Recensione: Partiamo da un presupposto necessario: Ugo Biax è stereotipato. Deliziosamente stereotipato, perché non è detto che il restare nei canoni della letteratura fantastica classica sia un difetto; non, perlomeno, quando l'autore riesce a fare di ogni cliché un punto di forza. Abbiamo un protagonista (buono), che viene mandato con i fratelli dalle zie per proteggerlo da un misterioso rapitore di bambini. Entra casualmente in possesso di uno strano ciondolo e, per una serie di eventi e coincidenze, si trova a svelare il mistero principale e scoprire di non essere un semplice mago.
Visto? La trama può sembrare banale, ma c'è molto di più: c'è un mondo, costruito ad arte, che emerge dalle pagine e incanta; ci sono personaggi ben costruiti, né troppo "buoni", né troppo "cattivi", ma normali... persone che potremmo incontrare tutti i giorni e per questo veri, reali... e proprio questo realismo rende il lettore in grado di empatizzare con loro, di capire il loro modo d'agire e di pensare, ogni volta che Ugo combina una marachella - come spaventare i bulli della scuola -: "Lo avrei fatto anche io".
Perché è questa la forza del libro: il farti entrare nei panni degli abitanti di Glhowers, di appassionarti alle loro vicende e trascinarti in un universo incantato, dove magia e tecnologia s'incrociano. In pratica, nel mondo dei bambini, quando la realtà non è ancora così tangibile da distruggere l'immaginazione.
Colurcio non dà lunghe spiegazioni, né indugia sull'autocompiacimento di una buona costruzione del mondo, bensì lascia scivolare le parole come un dolce torrente di montagna, il cui gorgoglio racconta di cavalli di fumo, di piccoli folletti, di fuochi fatui... e tutto privandosi di quel fastidioso tono "accademico" che, molte volte, invade perfino la letteratura per ragazzi. Tutto accade per "caso", ma è un caso voluto, intriso di quotidianità, di semplicità e - perché no - di quel pizzico di magia che ci portava a fissare i fiori per ore, sperando che fossero fate e si tradissero battendo le palpebre.
Tutto, in Ugo Brix, è fatto per incantare. E ci riesce. Ci riesce bene, perché il linguaggio non è mai eccessivo (né troppo semplice, né troppo complesso); il tempo non è mai troppo rapido, o troppo lento: tutto accade nel momento giusto in cui deve accadere e... che dire ancora? Funziona! Funziona sia per i bambini, che per gli adulti.
Personalmente, trovo che scrivere per bambini sia difficile, davvero tanto difficile; ma far piacere un libro per bambini agli adulti è un'impresa e Colurcio ci riesce, perché col suo linguaggio efficace e con la sua fantasia parla a quel bambino che siamo stati e che continua a vivere dentro di noi, soffocato dalle responsabilità.
Quindi fategli un regalo, fatevi un regalo: leggetelo e cominciate a spasimare con me per un seguito, visto che - come s'intuisce dal finale - le avventure di Ugo e dei fratelli Binx non sembrano finire qui.

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venerdì 1 febbraio 2019

Le figlie delle Amazzoni. Un incontro può cambiare la vita - Maria Mezzatesta.

A Natale ho fatto una lunga spesa di libri di autori emergenti. Nello scegliere quale leggere per primo, ho optato per Le figlie delle Amazzoni di Maria Mezzatesta; non so se sia stato il mio amore per la fantascienza a guidarmi nella scelta di dargli la precedenza, o se il mito delle Amazzoni abbia rievocato in me quella passione adolescenziale per le donne guerriere... probabilmente la combinazione di questi fattori, però, ha fatto sì che mi approcciassi al testo con una carica - e un'aspettativa - in più.
A onor del vero, ho trovato molto difficile dare un parere su questo libro. Oggettivamente è ben fatto, scritto in maniera fluida (parte alcuni refusi che - ahimè! - scappano sempre e alcuni passaggi con troppe ripetizioni) e con quello stile di fantascienza Asimoviana che mi fa impazzire, ma a tratti la lettura è risultata pesante e ho faticato per arrivare alla conclusione. Ciò nonostante, è un buon libro e il mio non apprezzamento completo dipende solo da un mero gusto personale, quindi cercherò di dare un'opinione il più oggettiva possibile.


TRAMA: Sistema solare Alpha Centaury, A.D. 2452. La Queen of the Stars viaggia tra i pianeti Iber e Chirone al commando della giovane Sewen Riw. Lungo la rotta, scompare Eugel, il migliore dei cyborg del questore Nwabudike Xotyr, ansioso di avviare lo sfruttamento minerario del territorio. Per il questore non c’è dubbio, autrici del misfatto sono le Amazzoni, una società utopica di sole donne che coltivano e difendono strenuamente la libertà e l’indipendenza che le comunità di origine non gli garantivano. Incantata dal racconto del questore, Sewen si sente visceralmente attratta da quella singolare società, sospesa tra mito e realtà: perché rapire l’androide Eugel? Quale segreto si nasconde dietro al mito delle Amazzoni?


Le figlie delle amazzoni: Un incontro può cambiare la vita di [Mezzatesta, Maria]


Recensione: Come accennato, Le figlie delle Amazzoni è un romanzo di fantascienza. Non quella fatta di grandi guerre spaziali, di alieni invasori o concupiscenti che forma la narrativa di genere attuale. No, parlo della fantascienza bella, quella che prende la storia dell'umanità e la trasporta tra le stelle e nello spazio infinito del cosmo, che pone l'essere umano come esploratore, viaggiatore, scopritore di nuove terre, senza però nascondere le sue brame di conquista, né la sua avidità.
Da questo punto di vista, l'autrice permette a tutti i lettori di tuffarsi a piene mani in una fantascienza un po' nostalgica, che ricorda le opere di papà Asimov, e al tempo stesso moderna per le tematiche; analizza, infatti, ben tre punti focali della società odierna: l'ecologia, la questione di genere e l'abuso delle tecnologie.
Anche la trama risulta "vecchio stampo", sempre come nella migliore tradizione asimoviana, abbiamo infatti un giallo intergalattico su cui la protagonista si trova a indagare, per poi scoprire che dietro al semplice furto di un cyborg c'è molto di più: equilibri politici, interessi economici e, soprattutto, la sua storia personale. Difatti, Sewen si trova ad affrontare un viaggio in se stessa, alla scoperta non solo delle proprie radici ma di quelle di tante donne che, come lei, nutrivano il sogno di essere libere, padrone del proprio destino... umane.
È proprio di quest'umanità che, tra le righe, ci parla Maria Mezzatesta; di un'umanità perduta che non dà il peso all'anima, che non coltiva le proprie radici con la natura, che pensa che per vivere per sempre basta riversare il contenuto del proprio cervello in un simulacro robotico, o che si affida a una fede cieca e avara - in un'entità superiore, nella tecnologia, nel denaro... -; di un'umanità dimentica del proprio valore e della propria essenza, rappresentata dalla Terra stessa, pianeta-sanguisuga che per sopravvivere succhia risorse indiscriminatamente ad altri pianeti, alterandone l'ecosistema.
In questo universo e in quest'umanità aliena a se stessa, spicca la società di Amazzonis, sul pianeta Chirone; una società composta all'80% da donne, discendenti dell'equipaggio femminile di una nave in fuga dalla Terra, il cui obiettivo è mantenere l'equilibrio tra le proprie tradizioni, la tecnologia, la propria indipendenza e l'ambiente in cui vivono. E sono proprio loro, le amazzoni, a condurre dietro le quinte la protagonista, Sewen, nel suo tragitto verso la consapevolezza di ciò che la circonda, a portarla ad apprezzare le gioie di un ritmo lento, meno frenetico rispetto al pianeta in cui vive... un ritmo umano, quasi antico nel suo dilatarsi.
Tutto contribuisce a portare il lettore in uno stato di sospensione, come la protagonista: gli eventi scorrono, ma si resta rapiti dai paesaggi, dai tramonti, dalle strane razze autoctone dei pianeti visitati; ogni qual volta Sewen si ferma, si "sospende" nel suo muoversi frenetico, il lettore si ferma con lei, in una forma di strana contemplazione dell'ambiente che la circonda.
Da questo punto di vista, Le figlie delle Amazzoni svolge bene il compito che si è prefisso: le immagini sono nitide, ben delineate con pochi tocchi e senza descrizioni eccessive. Tuttavia, questo senso di dilatazione del tempo si perde man mano che ci si avvicina ai capitoli finali; è come se il libro fosse diviso in due parti: la prima, introduttiva ma molto avvincente, ci catapulta in queste atmosfere quasi oniriche e fiabesche, la trama scorre con il ritmo giusto e vengono poste tutte le basi per affrontare i temi sopracitati (ecologia, questione di genere, abuso delle tecnologie); la seconda, invece, è più frettolosa, frenetica. Abbiamo ancora degli spazi di dilatazione, ma sono più ridotti, fino a un finale che definirei molto affrettato; proprio nel momento più importante per Sewen, si spezza l'empatia con lei e non si riesce ad assimilare la rivelazione finale che costituisce il cuore del libro. Similmente, alcune questioni vengono lasciate in sospeso, o chiarite in una sorta di dialogo/spiegazione più a usufrutto del lettore che della trama stessa. Questo accade con la faccenda dei simulacri, su cui verte l'interrogativo: si perde qualcosa a trasferire la propria mente in un corpo robotico? La risposta è sospesa e intuibile, ma poi viene accantonata e messa da parte, senza alcuna riflessione in merito da parte né della protagonista, né di terzi (complice anche il finale troppo rapido). Il che è un peccato, perché con un paio di capitoli in più questo libro avrebbe potuto dare davvero molto, ma risente dell'effetto di "troppa carne al fuoco"; i temi affrontati non sono semplici e alle volte sembra che ci si calchi troppo di proposito, con un uso di infodump davvero eccessivo. Per esempio, viene ripetuto molto spesso che le donne sulla Terra venivano e vengono maltrattate. Lecito, ma ritornare così tanto di frequente sullo stesso punto, con frasi più o meno simili, come se i personaggi avessero lo stesso copione da recitare, risulta troppo ridondante e crea un effetto déjà-vu che spezza la tensione narrativa.
In conclusione, Le figlie delle Amazzoni svolge il suo lavoro: intrattiene e lascia alcuni interrogativi aperti in modo che il lettore possa continuare ad arrovellarsi su quanto trattato. Non mira a dare soluzioni, quanto a portare a riflettere su quanto vissuto dalla protagonista stessa e a cercare in noi stessi la verità. Una verità che molto spesso abbiamo sotto gli occhi, nel sangue, nella pelle, ma che può essere scomoda da vedere.


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